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Otto e mezzo: sono richiesti interventi e possibilmente critiche. |
Travis83
Reg.: 16 Mag 2003 Messaggi: 101 Da: Afragola (NA)
| Inviato: 23-07-2003 21:23 |
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Partiamo da una costatazione indispensabile: 8 e mezzo è un’opera strutturalista. Come per 2001: Odissea nello Spazio, ci troviamo di fronte ad un (magistrale) esempio di metacinema. Nel caso di 8 e mezzo tale considerazione risulta addirittura imprescindibile; del resto, è un’intenzione che il film rende esplicita in partenza. Tuttavia una differenza lo rende, per certi versi, incompatibile, o comunque specularmente opposto al capolavoro kubrickiano. Se questo, infatti, è il frutto di una geniale ed irripetibile opera di sottrazione, 8 e mezzo procede per accumulazione. Laddove in 2001 dominano il silenzio, l’assenza di azione, la fissità dello sguardo, nel film di Fellini il movimento è praticamente ininterrotto, l’azione cambia di continuo ambientazione e personaggi, i dialoghi coprono gli spazi vuoti, si coprono a vicenda, sono lunghi, ipertrofici, ridondanti. È sempre così in Fellini, ma in questo caso si tratta di un vero e proprio manifesto, della dichiarazione di una precisa concezione artistica. Fellini aggiunge ed aggiunge: il suo timore è quello di “tralasciare”, di “trascurare”. Ma la sua è un ambizione destinata al fallimento, alla frustrazione. Ed 8 e mezzo non parla che di questo: del dramma della creazione, degli impedimenti insormontabili che separano l’artista dalla sua arte. Il disagio di Fellini parte da una riflessione: qualunque opera, per quanto complessa, non può che privilegiare una, o al massimo poche tra le infinite possibilità che si aprono, dinanzi all’occhio ammirato e annichilito dell’artista, come un ventaglio di cui non si vedono gli estremi. La crisi creativa di Guido non è mancanza di ispirazione, quanto sovrabbondanza di spunti, e dunque profonda sfiducia nelle capacità dell’arte.
La forma che Fellini sceglie per esprimere questo concetto è straordinariamente affascinante, e nel contempo l’unica profondamente coerente con l’urgenza e la tipologia dell’idea da comunicare: il film sul film, o meglio, un film che parla di se stesso, che manifesta le proprie istanze, la propria impalcatura filosofica a mano a mano che procede.
8 e mezzo dà l’idea di muoversi, di convivere in tre strati differenti e paralleli, l’uno dipendente dall’altro, l’uno parto dell’altro: c’è innanzitutto la realtà di noi spettatori, che è quella di Fellini regista; c’è poi quella del film, quella di Guido personaggio; infine c’è quella del film nel film, cioè quella del film che Guido sta preparando. La seconda è una trasfigurazione della prima, la terza una trasfigurazione della seconda: ognuna di queste realtà ulteriori, cioè, rappresenta il trasferimento di una realtà preesistente nel territorio dell’Arte. Ma in 8 e mezzo queste tre realtà sembrano coincidere, si possono identificare: la seconda è una trasposizione cinematografica della prima, in quanto si tratta di un film autobiografico; la terza coincide con la seconda perché ne è il riflesso.
Mi spiego meglio: il film che Guido ha intenzione di fare non è quello per il quale è stata allestita la costosissima scenografia fantascientifica; l’opera che si delinea nella mente del personaggio-regista è 8 e mezzo. 8 e mezzo non narra cioè della preparazione di un film che non viene girato, bensì del concepimento di sé stesso. Guido vorrebbe dar corpo ad un’opera che parli della sua vita, del suo “ingorgo esistenziale”, un film che sia abitato da tutte le figure che popolano il suo mondo, reale o immaginato, presente o passato, che sia attraversato da personaggi e da simboli: il film a cui Guido pensa è proprio 8 e mezzo. E se, per quanto lo riguarda, questo film non si farà mai, per quanto riguarda noi il film in questione è stato girato, non da Guido ma da Fellini; è come se quest’ultimo si fosse dato il potere di trasformare la realtà a suo piacimento e secondo le sue esigenze espressive, trasferendo sé stesso nella realtà cinematografica, nei panni di un alter-ego regista, ed avesse in questo modo ricavato un film il cui protagonista è inconsapevole di star vivendo in un film. Inconsapevole perché incosciente di essere, prima che creatore, creazione.
Ecco dunque che 8 e mezzo diventa un film in cui vita ed arte coincidono, si sovrappongono, sfumano l’una nell’altra, si consacrano l’una all’altra, parlano l’una dell’altra. Ed infatti, così come si racconta dell’angoscia dell’artista di fronte alle illimitate potenzialità dell’arte, delle quali sa di dover preferire una soltanto, si racconta pure della difficile, straziante scelta di chi amare: e l’onirica sequenza dell’harem sembra da questo punto di vista l’irrealizzabile vagheggiamento di una realtà in cui tutte le infinite possibilità diventano attuabili. Ma non si possono avere infinite mogli, così come non si possono avere infiniti protagonisti in un film, o produrre un’arte che parli di tutto: la vita e l’arte sono vincolate da limiti insormontabili, limiti di tempo innanzitutto (“sei libero: devi scegliere. Ma fa’in fretta”): tempo inteso come estensione dell’esistenza, nel primo caso, e durata del prodotto cinematografico, nel secondo. “E quando non si può avere tutto, il nulla è la vera perfezione”. La pagina bianca, dunque, il film non realizzato.
8 e mezzo è un capolavoro proprio perché riesce ad essere contemporaneamente tutto e niente, possibilità e realizzazione, potenza e atto.
O forse, perché riesce a trovare un valido compromesso tra gli antipodi: l’accettazione, grata, riconoscente, amorevole.
_________________ You Talkin' To Me? |
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seanma
Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 23-07-2003 22:18 |
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il film non l'ho visto,però complimenti per il post!!!
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Travis83
Reg.: 16 Mag 2003 Messaggi: 101 Da: Afragola (NA)
| Inviato: 25-07-2003 11:27 |
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Grazie Sean. Sapevo che solo tu mi avresti risposto.
_________________ You Talkin' To Me? |
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seanma
Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 25-07-2003 15:29 |
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hai visto La Dolce Vita??
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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gongolante
Reg.: 06 Feb 2002 Messaggi: 3054 Da: Cesena (FO)
| Inviato: 25-07-2003 16:33 |
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Beh, io t'ho letto con piacere ma non h sentito bisogno di aggiunger nulla!
Ho detto.
_________________ Cinematik - il fantacinema!
In fase di lettura: LE ETICHETTA DELLE CAMICIE di Tiziano Sclavi
Ultimo film: UN BACIO APPASSIONATO di Ken Loach |
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OneDas
Reg.: 24 Ott 2001 Messaggi: 4394 Da: Roma (RM)
| Inviato: 26-07-2003 01:23 |
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finalmente si parla di Cinema !
_________________ tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ? |
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Travis83
Reg.: 16 Mag 2003 Messaggi: 101 Da: Afragola (NA)
| Inviato: 26-07-2003 15:11 |
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Finalmente, già. ma possibile che nessuno conosce sto film? Cmq, sì, ho visto La Dolce Vita: grandissimo, ma questo è innegabilmente superiore. Nella mia classifica personale, otto e mezzo è al secondo posto, subito dopo 2001. Ho detto tutto.
_________________ You Talkin' To Me? |
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seanma
Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 26-07-2003 15:34 |
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quote: In data 2003-07-26 15:11, Travis83 scrive:
Finalmente, già. ma possibile che nessuno conosce sto film? Cmq, sì, ho visto La Dolce Vita: grandissimo, ma questo è innegabilmente superiore. Nella mia classifica personale, otto e mezzo è al secondo posto, subito dopo 2001. Ho detto tutto.
| La Dolce Vita è grande davvero....il perchè l'ho spiegato altrove....
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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sergenta
Reg.: 22 Mar 2004 Messaggi: 2 Da: Belluno (BL)
| Inviato: 22-03-2004 11:31 |
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Uno dei Fellini più celebrati e internazionali. Narcisista, megalomane, chiuso in sè stesso, che al contempo smocciola e implora commozione. Tanto suggerisce, meraviglia, dà impressione di andare oltre a smuovere radici comuni, quanto è rozzo e inganna. Il centro del film è la regia cinematografica(immagini in movimento accompagnate da suoni, e in questo senso lato è ancora un film molto moderno), la sua ansia di trasportare, la necessità di una rappresentazione. Lascia sempre più a bocca aperta la furia dello spettacolo, nel mito l'interpretazione di Mastroianni e la colonna sonora di Nino Rota |
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pilade
Reg.: 07 Mar 2004 Messaggi: 192 Da: Rubiana (TO)
| Inviato: 23-03-2004 21:30 |
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Il capolavoro in questione è fondamentalmente incentrato sul dramma esistenziale dell'incomunicabilità. La crisi di Guido come singolo individuo all'interno del consorzio umano precede e provoca quella di Guido come artista.
_________________ "Noi, i viventi, io lo vedo, non siamo che fantasmi e vane ombre" |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 24-03-2004 21:37 |
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Vidi 8 e 1/2 al cine, alle sue prime uscite. Da pre-adolescente non ci capii (per fortuna...) quasi nulla, ma quelle immagini, mai più dimenticate, mi segnarono profondamente. Mi sembravano tanti frammenti di una favola inquietante ed inedita che infiammava la mia immaginazione, un viatico al mio affrancamento dalla favolistica "familiare” che per forza di cose viene imposta a tutti i pargoletti... Credo che la visione del film di Fellini, insieme ad altre scoperte “artistiche” fatte casualmente per strada, sia alla base della mia passione non solamente filmica. L'enorme, inquietante e grottesca figura della "sarachina", un po’ mi spaventava.., un po’ mi attraeva, quale rappresentazione (inconscia) di una sessualità primitiva, selvaggia e trasgressiva, in linea con i nostri primi pruriti e fantasie sessuali… L’allegria malinconica e clownesca delle musiche del grande Rota, fecero il resto.
Con alcuni film mi capita di lasciare dietro la porta ogni proposito di approccio “critico”; durante le mie successive re-visioni del capolavoro felliniano ho sempre cercato di conservare, per qunto possibile, lo stesso stato d’animo di allora. Seguito a non capirci una beata ceppa, ma mi diverto da morire…
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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parretta
Reg.: 22 Mar 2004 Messaggi: 83 Da: milano (MI)
| Inviato: 25-03-2004 08:34 |
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forse hai ragione te, l'atteggiamento migliore con cui porsi è quell'estatico del bambino che semplicemente gode di quelle immagini, di quei colori, della messa in scena in se stessa per se stessa, al di là di qualsivoglia contenuto umano, alto, adulto, esistenziale più o meno gridato e celebrato dal film stesso. un film per il puro piacere di guardare, non da lezione di vita |
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AlZayd
Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 25-03-2004 10:47 |
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quote: In data 2004-03-25 08:34, parretta scrive:
forse hai ragione te, l'atteggiamento migliore con cui porsi è quell'estatico del bambino che semplicemente gode di quelle immagini, di quei colori, della messa in scena in se stessa per se stessa, al di là di qualsivoglia contenuto umano, alto, adulto, esistenziale più o meno gridato e celebrato dal film stesso. un film per il puro piacere di guardare, non da lezione di vita
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Vorrei aggiungere che i significati più espliciti e pretestuosi, correlati alla storia ufficiale di un film "dell'ES" (dove le "tecniche" siano all'altezza delle ambizioni) nascondono quasi sempre significati alternativi e/o corsari, custoditi in una "scatola" segreta e spesso inesplicabile. Scatola dell'ossessione bunueliana, a partire da un Chien Andalou; scatola lynchiana in Mullholand Drive; scatola/monolite in 2001 O.n.S. Oscuri "oggetti" del nostro desiderio... e delle nostre "paure".
Una considerazione forse un po' scioperata. Nel caso di Fellini, mi son più volte chiesto perchè amasse tanto girare i suoi flm nel chiuso, al sicuro.., di una "scatola" rapresentata dal famoso studio nr... (non ricordo) di Cinecittà, dove egli ricostruiva i fantastici luoghi della sua onirica immaginazione. Si sa che il regista disdegnasse girare in esterni veri. In quello stesso studio fu collocato il feretro di Fellini per l'estremo saluto ed il caldo abbraccio che la popolazione non solamenete romana o cinefila, accorsa in massa, volle riservargli.
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Bunuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 25-03-2004 alle 10:52 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 25-03-2004 alle 10:58 ] |
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simboy
Reg.: 20 Set 2002 Messaggi: 1603 Da: grugliasco (TO)
| Inviato: 30-09-2004 12:58 |
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Io penso che 8 1/2 sia un buon film , quasi ottimo , Seven invece è solo discreto , mentre il migliore di tutti è sicuramente Dieci !
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fuzzi5
Reg.: 30 Set 2004 Messaggi: 314 Da: Recco (GE)
| Inviato: 30-09-2004 21:19 |
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quote: In data 2003-07-23 21:23, Travis83 scrive:
Partiamo da una costatazione indispensabile: 8 e mezzo è un’opera strutturalista. Come per 2001: Odissea nello Spazio, ci troviamo di fronte ad un (magistrale) esempio di metacinema. Nel caso di 8 e mezzo tale considerazione risulta addirittura imprescindibile; del resto, è un’intenzione che il film rende esplicita in partenza. Tuttavia una differenza lo rende, per certi versi, incompatibile, o comunque specularmente opposto al capolavoro kubrickiano. Se questo, infatti, è il frutto di una geniale ed irripetibile opera di sottrazione, 8 e mezzo procede per accumulazione. Laddove in 2001 dominano il silenzio, l’assenza di azione, la fissità dello sguardo, nel film di Fellini il movimento è praticamente ininterrotto, l’azione cambia di continuo ambientazione e personaggi, i dialoghi coprono gli spazi vuoti, si coprono a vicenda, sono lunghi, ipertrofici, ridondanti. È sempre così in Fellini, ma in questo caso si tratta di un vero e proprio manifesto, della dichiarazione di una precisa concezione artistica. Fellini aggiunge ed aggiunge: il suo timore è quello di “tralasciare”, di “trascurare”. Ma la sua è un ambizione destinata al fallimento, alla frustrazione. Ed 8 e mezzo non parla che di questo: del dramma della creazione, degli impedimenti insormontabili che separano l’artista dalla sua arte. Il disagio di Fellini parte da una riflessione: qualunque opera, per quanto complessa, non può che privilegiare una, o al massimo poche tra le infinite possibilità che si aprono, dinanzi all’occhio ammirato e annichilito dell’artista, come un ventaglio di cui non si vedono gli estremi. La crisi creativa di Guido non è mancanza di ispirazione, quanto sovrabbondanza di spunti, e dunque profonda sfiducia nelle capacità dell’arte.
La forma che Fellini sceglie per esprimere questo concetto è straordinariamente affascinante, e nel contempo l’unica profondamente coerente con l’urgenza e la tipologia dell’idea da comunicare: il film sul film, o meglio, un film che parla di se stesso, che manifesta le proprie istanze, la propria impalcatura filosofica a mano a mano che procede.
8 e mezzo dà l’idea di muoversi, di convivere in tre strati differenti e paralleli, l’uno dipendente dall’altro, l’uno parto dell’altro: c’è innanzitutto la realtà di noi spettatori, che è quella di Fellini regista; c’è poi quella del film, quella di Guido personaggio; infine c’è quella del film nel film, cioè quella del film che Guido sta preparando. La seconda è una trasfigurazione della prima, la terza una trasfigurazione della seconda: ognuna di queste realtà ulteriori, cioè, rappresenta il trasferimento di una realtà preesistente nel territorio dell’Arte. Ma in 8 e mezzo queste tre realtà sembrano coincidere, si possono identificare: la seconda è una trasposizione cinematografica della prima, in quanto si tratta di un film autobiografico; la terza coincide con la seconda perché ne è il riflesso.
Mi spiego meglio: il film che Guido ha intenzione di fare non è quello per il quale è stata allestita la costosissima scenografia fantascientifica; l’opera che si delinea nella mente del personaggio-regista è 8 e mezzo. 8 e mezzo non narra cioè della preparazione di un film che non viene girato, bensì del concepimento di sé stesso. Guido vorrebbe dar corpo ad un’opera che parli della sua vita, del suo “ingorgo esistenziale”, un film che sia abitato da tutte le figure che popolano il suo mondo, reale o immaginato, presente o passato, che sia attraversato da personaggi e da simboli: il film a cui Guido pensa è proprio 8 e mezzo. E se, per quanto lo riguarda, questo film non si farà mai, per quanto riguarda noi il film in questione è stato girato, non da Guido ma da Fellini; è come se quest’ultimo si fosse dato il potere di trasformare la realtà a suo piacimento e secondo le sue esigenze espressive, trasferendo sé stesso nella realtà cinematografica, nei panni di un alter-ego regista, ed avesse in questo modo ricavato un film il cui protagonista è inconsapevole di star vivendo in un film. Inconsapevole perché incosciente di essere, prima che creatore, creazione.
Ecco dunque che 8 e mezzo diventa un film in cui vita ed arte coincidono, si sovrappongono, sfumano l’una nell’altra, si consacrano l’una all’altra, parlano l’una dell’altra. Ed infatti, così come si racconta dell’angoscia dell’artista di fronte alle illimitate potenzialità dell’arte, delle quali sa di dover preferire una soltanto, si racconta pure della difficile, straziante scelta di chi amare: e l’onirica sequenza dell’harem sembra da questo punto di vista l’irrealizzabile vagheggiamento di una realtà in cui tutte le infinite possibilità diventano attuabili. Ma non si possono avere infinite mogli, così come non si possono avere infiniti protagonisti in un film, o produrre un’arte che parli di tutto: la vita e l’arte sono vincolate da limiti insormontabili, limiti di tempo innanzitutto (“sei libero: devi scegliere. Ma fa’in fretta”): tempo inteso come estensione dell’esistenza, nel primo caso, e durata del prodotto cinematografico, nel secondo. “E quando non si può avere tutto, il nulla è la vera perfezione”. La pagina bianca, dunque, il film non realizzato.
8 e mezzo è un capolavoro proprio perché riesce ad essere contemporaneamente tutto e niente, possibilità e realizzazione, potenza e atto.
O forse, perché riesce a trovare un valido compromesso tra gli antipodi: l’accettazione, grata, riconoscente, amorevole.
| sinceramente complimenti. l'analisi di8 e mezzo è davvero accurata e sono perfettamente d'accordo con le conclusioni a cui arrivi, veramente il centro del film è il tutto e niente, un film che non viene finito ( ma neanche girato) è l'oggetto della vicenda. è paradossale in un certo senso che una storia costruita sul niente (in conclusione nn succede niente, un po' come ne l'avventura di antonioni) sia piena di tutte le riflessioni, i personaggi, i rimandi che popolano qst film.
interessante il paragone con 2001: lì dove nn cè nulla (solo un astronave e due astronauti) arriva al tutto (la creazione?la storia dell'umanità?l'umanità) mentre in fellini dove c'è tutta l'umanità nn si arrivi a niente, quasi volesse essere una metafora dell'affannarsi nella vita x un qualcosa che magari alla fine nn c'è.
p.s.
mi stupisce anche a me che qualcuno nn abbia visto qst film (anche se io nn amo particolarmente fellini), penso sia abbastanza fondamentale x chiunque si interessi in maniera seria di cinema!
_________________ non accettate le provocazioni dei perbenismi |
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